La forza delle storie: intervista a Pierdomenico Baccalario
Durante Lucca Comics & Games abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda a Pierdomenico Baccalario, autore ed esperto di storytelling, CEO di Book on a Tree, partner del progetto In-Habit
Come possiamo usare le storie per trasformare un progetto di intervento urbano “da grandi” in un’avventura che i bambini vogliono vivere?
Le storie servono a tutti noi. Siamo animali sociali che fin dall’antichità facevano comunità intorno alle storie.
Senza storie non ci saremmo raccontati dove si stava bene, dove si poteva fare casa, dove c’era qualcosa da cacciare o un frutto da raccogliere: le storie ci hanno legato e ci hanno fatto arrivare fino ad oggi, sempre usando la voce e il racconto.
È evidente che le storie più importanti sono quelle che gli adulti trasmettono ai più giovani: sono quelle che i ragazzi imparano, fanno proprie, in cui credono e che plasmano il senso della loro vita.
Non può esistere una comunità, una città, un luogo che non ha le sue storie, che tramanda di generazione in generazione, che usa come strumenti d’inclusione per chi arriva e si sente poi parte di quella comunità anche perché può raccontare qualcosa che qualcuno gli ha trasmesso.
Se non si fanno storie per i ragazzi non abbiamo nulla da raccontare per il futuro.
Come si possono rendere efficaci la necessità di informare e l’arte di raccontare storie che coinvolgano i più giovani?
Ci sono buone storie e cattive storie.
Le storie buone sono quelle più efficaci, che rimangono nella memoria. Pensate a quando avete visto un film e lo raccontate a qualcuno: lo raccontate perché è rimasto ‘qualcosa’, un momento che vogliamo condividere.
Le storie sono efficaci quando sono brevi, sono concise e sono facili da raccontare anche ai bambini che ci ascoltano.
E perché i bambini ci ascoltano?
Perché li divertiamo, li entusiasmiamo, li possiamo anche spaventare, diamo loro qualcosa che è loro.
Le storie sono dentro in noi, per questo devono uscire.
Quali strumenti narrativi sono più efficaci per aiutare i giovani a immaginare il futuro delle loro città e sentirsi protagonisti del cambiamento?
Gli strumenti narrativi più efficaci delle storie sono quelli che, mentre il lettore segue le vicende narrate, forniscono elementi per stare meglio. Le storie sono utili per la salutementale: è con le storie che abbiamo imparato come si parla con le altre persone.
Quando sentiamo dire che i ragazzi non hanno proprietà di linguaggio è perché hanno letto poche storie, pochi libri, pochi fumetti. Non hanno l’abitudine ad usare le parole.
Le storie sono molto utili quando rasserenano i nostri pensieri, quando li dipanano come un gomitolo arrotolato, perché ci dicono che una storia ha un inizio e una fine e alla fine il mostro si sconfigge.
A volte senza nemmeno combattere, con le parole giuste.
In che modo lo storytelling può favorire un approccio più inclusivo negli interventi urbani, assicurando che le voci di tutti i membri della comunità, anche i più giovani, siano ascoltate e valorizzate?
Lo storytelling fa parte di una nostra salute mentale. La salute mentale di ogni cittadino – e il progetto In-Habit va a scavare proprio questo – è da considerare un bene pubblico.
La nostra salute mentale migliora perché ci sono buone storie, perché possiamo, come a Lucca, portare in giro, al lavoro e a scuola i nostri animali domestici; perché ci sono dei mercati, come succede a Riga che sono pronti ad offrire cibo a buon prezzo; come a Cordoba dove interi quartieri vengono migliorati e un parco pericoloso venga illuminato e reso sicuro: sono tutti elementi che In-Habit mette al centro di una narrazione il cui cuore è ‘dobbiamo stare bene mentalmente’.
La salute pubblica mentale è un bene per il nostro futuro.
Sempre di più in futuro non avremo forse solo i corpi da allenare, ma anche la mente con la sanità mentale che è fatto dal raccontare, dal sapersi raccontare, di non reagire agli haters, di essere ‘socialmente corretti’ e quindi inclusivi. Se nessuno include, significa che abbiamo una storia da sbagliata da raccontare: cambiamola.